venerdì 4 aprile 2008

Pensieri di Mario La Cava

1) “(A Bovalino) Manca un interessamento alla politica e non si può affermare che il paese migliori per merito dei suoi dirigenti. A dare un’idea della noncuranza dei suoi amministratori, basta rilevare che i fondi di due ospizi di mendicità in 50 anni e più da che sono stati costituiti, non hanno raggiunto ancora lo scopo per cui erano stati destinati. In cambio vi sono molte persone intelligenti con le quali si può parlare, senza guastarsi il sangue; vi sono dilettanti nelle arti e nelle lettere, molto esperti; e soprattutto vi sono in così gran numero caratteri singolari, proprio a migliaia, da far pensare che qui un La Bruyére avrebbe di che imparare: tanto che alcuni anni fa due scrittori Toscani, Giorgio Vigni e Alessandro Bonsanti, il primo venuto a conoscenza diretta del paese, il secondo in modo indiretto, avevano notato meravigliati la cosa. Per il resto, la persona dabbene in generale è lasciata in pace, senza quegli odi forsennati degli altri paesi che rendono la vita difficile. Qui, né durante il Fascismo né con l’Antifascismo è successo nulla di grave. Siamo tutti amici, e una reciproca tolleranza è la bandiera che ci distingue.”


2) “…aspettavo il ritorno del padrone della vecchietta dalla campagna. Costui era un proprietario di tipo medio, uno di quelli in Calabria la cui vita è modesta e che tale pensava di dovere restare. Poteva per questo concedere alla vecchina di vivere in pace gli ultimi suoi giorni nel fondo che il marito per tanti anni aveva coltivato, senza pretendere una coltivazione accurata. Gli parlo e mi dice: «Hai fatto bene a avvertirmi. Provvederò a vendere subito le pecore. E quando andrà l’ufficiale giudiziario a pignorare, troverà un bel nulla. Che le venda il letto? Altro non ha! Il letto non glielo venderà…» «Va bene – risposi – Ma come vivrà la donna, senza il guadagno dell’allevamento?» «Per questo si… Però il veterinario avrebbe potuto fare a meno di denunziare tanta povera gente! Sono centocinquanta i denunziati… Il guaio è che si dovrebbe andare ad Ardore per stendere l’opposizione, se si facesse a tempo… Chi vuoi che vada ad Ardore?» «Ha detto che non l’avevi avvertita…» «Forse è vero: ma ella avrebbe dovuto saperlo… Chi mai ci avrebbe pensato? Facciamo così: non credo che le vadano a vendere subito le pecore. Appena potrò, andrò a trovare Pietro, il vicino, e mi metterò d’accordo con lui che si dichiari, in caso di necessità, proprietario delle pecore al posto della colona. Ella dirà che è una semplice guardiana; e quando gli ufficiali cercheranno di acciuffare le pecore, salterà fuori Pietro, il vicino. Altro non avranno da prenderle. Col tempo si dimenticheranno di lei…» «Forse è la soluzione migliore!» dissi; e per quella sera, dopo aver complottato da buon Calabrese l’imbroglio da tendere allo stato, per fare un’opera buona, ritornando a casa ebbi il cuore tranquillo.”

di Andrea Radosta

1 commento:

duesicilie ha detto...

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