sabato 26 aprile 2008

'ndrangheta al nord: investimenti a torino

TORINO 14/11/2007 - Un affare gigantesco. Quello dell’edilizia privata in città. Da uno studio commissionato dall’assessorato all’urbanistica del comune, emerge che, nel 2006, il volume d’affari relativo all’edilizia residenziale è stato di 3 miliardi e 200 milioni di euro. Un miliardo e 700 milioni di euro, quello per l’edilizia commerciale.

Affare colossale
In totale quasi 10 mila miliardi di vecchie lire. La ricerca ha evidenziato un totale identico nei due anni precedenti e individua, per il 2007, una nuova e significativa crescita. Una “torta” particolarmente gustosa che ha suscitato l’interesse delle organizzazioni criminali: mafia, ’ndrangheta, camorra. «Anche se - come suggerisce il vice questore torinese Fulvia Morsaniga - oggi, quando si parla di criminalità organizzata, osserviamo un intreccio malavitoso tra organizzazioni diverse ed elementi criminali stranieri».

Holding criminale
Una holding del malaffare capace di radicare le attività tradizionali (droga, armi, racket, contrabbando, prostituzione) e, nel contempo, di investire i profitti in affari leciti. Attività lucrose e ideali per riciclare il denaro sporco. Speculare sull’attività immobiliare non è reato ma «Quando si piazza una bomba sotto casa di qualcuno per indurlo a vendere l’immobile, allora la “musica” cambia», considera il procuratore aggiunto di Torino Maurizio Laudi.

Intimidazioni
Il riferimento a fatti di cronaca accaduti di recente in città è immediato: l’ordigno di tritolo trovato davanti ad una carrozzeria in via Salerno, gli incendi dolosi in un’autorimessa in via Messina, in una ditta di Rivoli e in un’altra di Settimo Torinese. Fatti quasi sempre preceduti dalla visita di un “amico di un amico”: «Perchè non mi vendi la tua attività?».

Sviluppo della città
Segnali che suscitano preoccupazione: «Sarebbe un errore rallentare lo sviluppo - è l’opinione dell’assessore all’urbanistica del comune Mario Viano - ma non per questo bisogna abbassare la guardia. È necessario vigilare con attenzione». I sospetti che le organizzazioni criminali intendano entrare nell’affare più redditizio sono numerosi, lo rileva lo stesso procuratore nazionale antimafia Piero Grasso: «Dopo l’arresto di Lo Piccolo oggi, ciò che più mi preoccupa, è l’attività criminale della ’ndrangheta, specie quella relativa agli investimenti di denaro sporco nel nord Italia».

Lotta alla mafia
Un allarme condiviso dai colleghi magistrati impegnati nella lotta contro la criminalità organizzata che venerdì scorso si sono riuniti a Milano: «Mentre le mafie hanno perso la loro connotazione militare - hanno detto Maurizio Laudi e Alberto Nobili, sostituto procuratore a Milano - e nel silenzio si sono intrufolate nei circuiti finanziari, la giustizia italiana ha allentato la sua pressione. Negli ultimi anni - hanno proseguito i magistrati - si è assistito ad un minor impegno della politica nell’investire risorse per il contrasto della criminalità organizzata».
Ai due magistrati fa eco, dalla procura di Catanzaro, il sostituto procuratore Cristina Manzini: «La forza intimidatrice è uno dei requisiti - dice il pm, riferendosi agli ultimi fatti criminosi accaduti a Torino - che caratterizza il fenomeno mafioso sia sul piano criminologico che sociologico».

Omertà
Minacce, ricatti, intimidazioni che troppo spesso non vengono denunciati e che accrescono il potere e il controllo della mafia sul territorio e negli affari apparentemente leciti. Non va tanto per il sottile Pierpaolo Cambareri, giornalista, scrittore, esperto di ’ndrangheta: «Il mafioso che vuole acquistare un’attività o un immobile e riceve un diniego, prende dei provvedimenti. Una bomba, un incendio. Stanca fino allo svenimento, terrorizza fino a che ottiene quello che vuole, e ad un prezzo stracciato. È un classico».

Capitali sospetti
A Torino sta accadendo qualcosa del genere? Lo sospetta anche Francesco Zito, economista, esperto di finanza: «Questa è una città misteriosa, nonostante la crisi, il record di pignoramenti immobiliari, i mutui che la gente non riesce a pagare, si continua a costruire e a vendere tutto, e a tempi di record». Opinione condivisa dal presidente Atc Giorgio Ardito: «In città non c’è più un solo fazzoletto di terra da utilizzare per l’edilizia popolare, questo la dice lunga».

fonte Marco Bardesono http://torino.cronacaqui.it

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