domenica 8 novembre 2009

NON È UN BIDONE VELENI : Il container sommerso

Avvistato al largo dell'Elba un carico sospetto scaricato in mare a luglio un'associazione ambientalista tedesca aveva intercettato una imbarcazione, battente bandiera maltese, che scaricava in mare container con delle gru. Ora la conferma, grazie alle ricerche avviate dal Parco nazionale dell'Arcipelago toscano
Mentre lo sguardo era rivolto sulle mappe nautiche di Cetraro, alla ricerca di verità che ancora oggi stentano ad uscire, dalla Toscana arriva la notizia, secca e incredibile, che conferma in pieno le rotte dei veleni. Una nave della Nato Alliance, nel corso di una perlustrazione delle acque al largo dell'Isola d'Elba, ha trovato un container sul fondo del mare. Container sospetto, molto sospetto, della dimensione di tre metri per sei, che - secondo una prima ricostruzione - sarebbe stato buttato dolosamente in acqua solo quattro mesi fa. È la conferma - che arriva da una fonte sicuramente attendibile, il Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano - di una denuncia passata inosservata presentata da una associazione ambientalista tedesca, la Green Ocean, e da Legambiente l'estate scorsa. Un portacontainer, il Toscana, con bandiera maltese, appartenente ad un armatore tedesco, era stato sorpreso la sera del nove luglio scorso dalla nave Thales - utilizzata nel progetto di ricerca "plastic from the sea" - mentre azionava le gru per scaricare in mare container di 16 piedi. La Thales cercò di avvicinarsi per capire cosa stava accadendo. A luglio il sole cala molto tardi in mare e alle nove di sera la scena era chiaramente visibile.
«Ad una osservazione più vicina con l'aiuto di binocoli - racconta nel diario di bordo il capitano della Thales - abbiamo scoperto l'equipaggio della nave mentre lavorava sulle gru di bordo, gettando alcuni oggetti fuori bordo. Gli oggetti sembravano essere container da sedici piedi. Al momento dell'osservazione eravamo alla distanza di un miglio marino, dalla parte del porto rispetto alla Toscana». Il gruppo ambientalista tedesco riesce a fotografare velocemente quanto stava accadendo, mentre l'equipaggio della nave con bandiera maltese si accorge di essere stato scoperto. «Dopo poco tempo, circa due minuti, la nave "Toscana" ha aumentato la propria velocità - continua il diario di bordo - e preso una rotta di collisione con la nostra imbarcazione». I pirati non navigano solo in Somalia, ma scendono anche al largo delle nostre coste. «Abbiamo subito usato il Vhf, canale 16 e 13, per contattare la "Toscana" per capire le loro intenzioni. Le nostre chiamate non hanno avuto risposta». L'intenzione era chiara, la Thales andava speronata.
Il racconto dell'equipaggio continua con la descrizione dettagliata delle manovre difensive che la nave della Green Ocean ha dovuto fare. «La Toscana ha continuato sulla sua rotta di collisione, e la Thales - prosegue il diario di bordo - ha dovuto fare una manovra di emergenza girando di 45° ad est. Dopo alcuni minuti la "Toscana" ha cambiato nuovamente rotta ed era di nuovo in rotta di collisione. La MS Thales ha cambiato per una nuova rotta di 90° e così ha evitato una collisione diretta con la "Toscana"».
L'intera vicenda venne subito denunciata, allegando le fotografie e il diario di bordo, sottoscritto dall'intero equipaggio. È passata l'estate e la vicenda di Cetraro ha di fatto tolto l'attenzione da questo vero e proprio atto di pirateria al largo della Toscana. Fino a ieri, quando la nave della Nato ha individuato un primo container a novecento metri di distanza dalle coordinate fornite dalla Thales.
La richiesta d'intervento al Nato Undersea Research Center - Nurc - è arrivata dal Parco dell'arcipelago toscano, allarmato dal racconto dell'equipaggio del Thales. Il 2 e 3 novembre scorso la nave oceanografica Alliance ha scandagliato la zona indicata dalle coordinate registrate nel diario di bordo tenuto dal gruppo ambientalista tedesco. Per ora è stato individuato - grazie al Multi Beam e al Side Scan Sonar ad alta risoluzione - un primo contenitore, «un manufatto di 3 metri, per 3 per 6, di fattezze e dimensioni simili ad un container», per onore alla precisione. Le prime immagini sono state poi mostrate ieri sera durante il Tg 3 regionale della Toscana, che ha seguito l'operazione della Alliance.
La storia delle navi dei veleni è dunque aperta e tragicamente attuale. Se poi verrà confermato il nome dell'armatore della nave Toscana - che da una prima verifica risulta essere una importantissima azienda di logistica tedesca - sarà chiaro come il traffico internazionale di rifiuti non è una questione marginale. Rimane da stabilire con esattezza e con la massima chiarezza cosa contiene quel primo container individuato al largo della Toscana e recuperarlo immediatamente, prima che possa rilasciare eventuali scorie in una zona conosciuta come il santuario dei cetacei. E soprattutto occorrerà chiarire quali sono le organizzazioni nazionali ed internazionali che gestiscono gli attuali traffici velenosi.
Quasi tutte le inchieste che vennero aperte negli anni '80 e '90 sulle navi dei veleni finirono in archiviazione o in scandalose prescrizioni. Dietro c'erano vere e proprie reti di complicità ai massimi livelli, come lo stesso governo ammise nel 2004. Ora l'operazione trasparenza che le organizzazione ambientaliste chiedono dovrà coinvolgere l'intera costa italiana. Da Cetraro fino all'arcipelago toscano. 3 navi dei veleni
Sarebbero tanti i relitti sul fondo del mare di Cetraro, in Calabria, secondo l'avvocato del pentito Francesco Fonti.

Il Manifesto 08/11/09

1 commento:

Anonimo ha detto...

Hai mai sentito parlede delle leggi ?

Sono quelle regole che fanno si che una civiltà possa convivere.

diritto oblio
http://pedritoya.blogspot.it/2008/04/olbia-la-citt-forziere-della-ndrangheta.html

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