martedì 20 ottobre 2009

Morabito insiste: " Nirta fra i rapitori di Moro "

Morabito Saverio parla di nuovo del caso Moro Aldo al giudice del processo Moro quater: Nirta Antonio, detto N' Toni Due Nasi, fu infiltrato tra le Brigate Rosse. le dichiarazioni dell' altro pentito Inzaghi Mario 48 anni

Il pentito torna a coinvolgere il generale Delfino. Riscontri sui legami tra il boss e i carabinieri TITOLO: Morabito insiste: "Nirta fra i rapitori di Moro"- MILANO . Dieci ore di interrogatorio. Parla Saverio Morabito, il pentito della ' ndrangheta che con le sue confessioni ha fatto scattare poche settimane fa un blitz da quasi 200 arresti. E parla di nuovo del caso Moro. Stavolta con il giudice Antonio Marini, pm al processo Moro quater, che lo interroga come semplice teste in un rifugio segreto, sotto la protezione della Dia. Morabito ripete quanto gia' raccontato al pm milanese Alberto Nobili: "Seppi che grazie ai suoi contatti con i servizi, e verosimilmente con il generale Delfino, Antonio Nirta fu infiltrato tra le Brigate rosse e fu fisicamente presente al sequestro dell' onorevole Moro. Ho saputo tutto questo da Domenico Papalia e Paolo Sergi". Due uomini d' onore, dunque, gli avrebbero fatto queste rivelazioni. E Morabito le ripete ancora, con tutto il loro carico di polemiche, veleni e polveroni, aggiungendo spiegazioni, dando chiarimenti ad Antonio Marini. Davvero un boss della ' ndrangheta come Nirta, soprannominato Toni Due Nasi, entro' in scena la mattina di via Fani? E credibile Morabito? Per i giudici di Milano la risposta e' "si' ". Proprio ieri le sue confessioni hanno trovato un riscontro prezioso. S' e' pentito pure un suo socio di sempre, un vecchio compagno d' armi e di sequestri come Mario Inzaghi, 48 anni, emiliano, trapiantato a Corsico, da sempre vicinissimo ai clan calabresi che dettano legge nell' hinterland di Milano. Inzaghi ripete: "Si' , sapevamo che Nirta era un collaboratore dei carabinieri. Era un organizzatore di sequestri. In seguito, diverso tempo dopo, seppi il perche' dei fallimenti e degli arresti per quei sequestri. Nirta faceva il doppio gioco. Gia' all' epoca mi era sembrato assai strano che solo lui fosse rimasto fuori dal giro degli arresti". La polemica ha coinvolto gia' nelle scorse settimane il generale Francesco Delfino, che al tempo dei rapimenti organizzati dai calabresi comandava il nucleo operativo di Milano. Delfino, che s' era distinto proprio per la sua abilita' nel risolvere i sequestri di persona, e' stato interrogato da Nobili e ha spiegato: "Si' , ho saputo poi che Nirta era un informatore del nucleo operativo, nell' Arma circolava questa voce. Ma non era certo un mio confidente. Io non lo conoscevo". Intanto le confessioni di Inzaghi producono i loro effetti. Su richiesta di Nobili, il gip Guido Piffer ha fatto partire 7 ordini di cattura. Nell' elenco c' e' Antonio Nirta e, con lui, Michele Amandini, Agostino Catanzariti, Rocco e Antonio Papalia, Vincenzo Saffioti, Domenico Trimboli. Grazie a Inzaghi i giudici ricostruiscono la storia di due sequestri di persona del maggio ' 77: quello di Angelo Galli, a Cesano Boscone, e quello di Giuseppe Scalari, a Trezzano sul Naviglio. E trovano nuove conferme al racconto di Morabito sull' omicidio del boss Toto' D' Agostino, ucciso a Roma nel 1976. Il nuovo pentito era stato condannato a Milano per riciclaggio. Il suo nome era collegato a quello di Jordan Fortuny, uno strano finanziere di Andorra che aveva in valigia 358 milioni in contanti. Tra quelle banconote i poliziotti ne avevano trovate 263 segnate, perche' venivano da tredici sequestri, tra cui quelli di Cesare Casella, Esteranne Ricca e Carlo Celadon.

Buccini Goffredo

Pagina 13
(12 novembre 1993) - Corriere della Sera

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